Dopo
l’anticipazione del libro di Andrea Granelli continuano gli
approfondimenti che Nòva dedica ai temi delle Smart Cities.
Alle
origini della rete, scrive Luca De Biase, per spiegare internet si
ricorreva alla metafora della città. Ora si progetta il futuro della città
immaginandola come una piattaforma. “Una piattaforma che facilita la
connessione tra le persone, favorisce la nascita di iniziative innovative,
attrae talenti e capitali, incentiva comportamenti collaborativi, disegna la
convivenza in modo consapevole delle esigenze della sostenibilità.” Dentro le
piattaforme urbane l’abilitazione tecnologica sarà una precondizione, un
fattore necessario ma non sufficiente.
L’intelligenza delle reti risiede nella
qualità dei nodi: coincide con l’intelligenza delle persone, dei servizi, delle
soluzioni che le reti sono in grado di connettere.
La
città contemporanea è un tessuto stressato da smagliature e strappi. Per questo la
progettazione futura sarà soprattutto un lavoro paziente di rammendo e ricucitura,
ha spiegato Marc Augé intervenendo al Festival dell’energia di Perugia.
Una minoranza di individui vive il pianeta percorrendolo quotidianamente come
fosse un’unica città. Mentre i gruppi umani che condividono lo stesso spazio
urbano sono separati da barriere sempre piú complesse, che producono divisioni
e approfondiscono le distanze. Il divario tra chi domina il mondo-città e chi
soffre la frammentazione delle città-mondo tende ad aumentare. Non basta
progettare sistemi di mobilità intelligente per ricucire le città: occorre
riattivare il dialogo e la conoscenza reciproca. Costruire ponti tra le isole e
risanare le lesioni del tessuto urbano. Trasformare i confini in soglie e
studiare nuove strategie di attraversamento.
Il
nostro cervello, spiega Roberto Cingolani, è un’architettura
computazionale biologica e processa simultaneamente quantità di informazioni
che richiedono una potenza di calcolo paragonabile a quella necessaria a
gestire la rete internet. Al contrario degli apparati elettronici di circuiti
integrati che supportano la rete, però, il cervello è un computer che funziona
con un consumo energetico bassissimo. Le tecnologie dell’informazione hanno
riorganizzato gli spazi del vivere e modificato in profondità l’interazione
umana. D’ora in avanti l’innovazione tecnologica dovrà contribuire alla
progettazione di ecosistemi e di architetture sociali in grado di porsi gli
stessi problemi di sostenibilità e di abitabilità che interrogano la
programmazione urbana. “La sfida che si prospetta adesso non è piú quella di
rendere la trasmissione dell’informazione istantanea, ma di gestire e
processare masse di informazioni simili a quelle abitualmente governate dal
cervello umano con richieste energetiche comparabili a quelle dei sistemi
biologici. Questa è la nuova sfida, che metterà insieme mondi tradizionalmente
separati come scienze della vita, nanotecnologia, computer science, creando
inannzitutto nuova cultura.”
La
potenza economica del mondo si concentra nelle città. Oltre l’80% del Pil è urbano. La ricchezza conosce un inesorabile slittamento da Ovest verso Est.
Est e Ovest del mondo, del resto, stanno maturando due idee diverse di sviluppo urbano.
L’Europa e gli Stati Uniti, seppure con differenze interne, tentano di rendere
intelligenti i tessuti urbani esistenti, attraverso un’applicazione delle
tecnologie che dialoga con la stratificazione storica. Le aree emergenti, al
contrario, progettano ex novo agglomerati urbani in grado di ottimizzare le
risorse, di favorire la produzione e di garantire la vivibilità. Londra innerva
il sottosuolo per potenziare le infrastrutture, in India si costruiscono 24
nuove città verdi. “A Tianjin Eco-City, una città verde che dovrebbe ospitare
250mila persone entro la fine di questo decennio, in via di realizzazione a 150
chilometri da Pechino, grazie a una partnership tra Cina e Singapore, è
previsto l’utilizzo dei trasporti pubblici, della bicicletta o dei piedi per il
90% degli spostamenti.” Modelli diversi convergono nel tentativo di rispondere
a esigenze simili: disincentivare i trasporti privati, razionalizzare quelli
pubblici, risparmiare energia. Accordare lo spazio e il tempo della città allo
spazio e al tempo degli uomini che la attraversano.