Sul numero 1 di “Bari economia &
cultura”, trimestrale della Camera di Commercio di Bari, Andrea Granelli ha
pubblicato un intervento dal titolo Innovare
la città: Bari Smart City. La riflessione teorica sulle città intelligenti deve
necessariamente misurarsi con contesti applicativi concreti, e aderisce alle
esigenze specifiche dei territori. Alle amministrazioni e agli enti locali,
come appunto le Camere di Commercio,
è affidato il compito di creare “un’autentica cultura dell’innovazione” capace
di trovare una sintesi dinamica tra le potenzialità della tecnologia e i suoi
aspetti problematici. È a partire dai territori che è possibile “costruire una visione di sviluppo e soprattutto un
progetto politico. Non possiamo piú permetterci di usare male le (nuove)
tecnologie e banalizzare l’innovazione”.
Le città d’arte, i luoghi antichi,
gli edifici storici devono rifunzionalizzare gli elementi simbolici che le
caratterizzano, e creare per il cittadino e per il visitatore esperienze immersive
e dense di significati. “Le nostre città d’arte sono veri e propri paesaggi, che propagano la conoscenza
mentre vengono visitate e moltiplicano il valore per gli oggetti che
contengono. La nostra ricchezza e unicità non sono infatti solo le singole opere
d’arte, ma soprattutto il contesto in
cui esse sono collocate”.
La cultura può valorizzare, anche
economicamente, l’immateriale. Può diventare un vero e proprio “detonatore economico”.
A patto che la stratificazione storica non faccia del passato un feticcio da
contemplare con nostalgia e reverenza, ma diventi una radice vivificante da reinterpretare anche grazie al contributo
progettuale del design. L’antico deve costituire un ponte per la modernità. “Essere
stati è condizione per essere” afferma Granelli citando lo storico Fernand
Braudel.
Il modello di città intelligente
fondato su un’applicazione estesa delle tecnologie
digitali, che raccolgono masse di dati e le
organizzano per facilitare la comprensione dei fenomeni
e la conseguente pianificazione, si concentra sulla disponibilità e
l’elaborazione delle informazioni,
avanzando un’analogia tra la città e la macchina. Il focus principale è sull’energia e il problema piú urgente è quello
dell’inquinamento. Tuttavia Granelli propone di integrare questa visione
attraverso strategie di intervento piú organiche e strutturali, che, oltre
all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile, determinino la valorizzazione
della dimensione storico-artistica
delle città, con una compenetrazione tra
turismo e cultura, e la progettazione di strumenti di assorbimento della
pressione antropica, dovuta al turismo oppure legata ai flussi migratori. Strategie
che prevedano il potenziamento dei distretti urbani
del commercio e dell’artigianato, integrati dalle soluzioni
del commercio digitale, che rendano possibile la gestione del welfare urbano, la convivenza multi-etnica e multi-religiosa, le tematiche
nutritive e il kilometro zero alimentare, la
gestione efficiente del ciclo dei rifiuti urbani, gli incubatori e i luoghi di lavoro
della classe creativa, l’introduzione ponderata dell’eGovernment, il recupero
delle aree periferiche e dismesse. “La sfida è che le nuove tecnologie, le
nuove metodologie progettuali e i nuovi
modelli di business al servizio della città siano davvero in grado – in ultima istanza – di assicurare ai cittadini e
ai lavoratori una migliore e sostenibile qualità della vita”. Utilizzare le specificità delle città italiane come
elemento progettuale fornisce un’alternativa alle tendenze ipertecnologiche di
derivazione statunitense, e potrebbe indicare un modello per i progetti di
rigenerazione urbana coordinati a livello europeo, nonché un modo di pensare il
ruolo della città valido per tutto il contesto mediterraneo.
Le linee applicative generali possono
essere declinate con intensità variabili nell’ambito di situazioni specifiche.
Nel caso di Bari Granelli individua elementi
qualificanti che potrebbero caratterizzare l’approccio all’innovazione urbana,
come la riattivazione del centro storico
con tutta la sua complessità sociale, culturale e storico-artistica, o l’individuazione
del water front rappresentato dal mare
come estensione naturale della città, ricchezza paesaggistica,
alimentare, storico-archeologica, energetica, e soprattutto frontiera
simbolica, linea di connessione con diversi popoli e culture. La Fiera del Levante è per la città un contenitore
edilizio da riattivare e da riemepire di significati nuovi, mentre la figura di
San Nicola,
simbolo globale che unisce cattolici, ortodossi e protestanti, tocca
l’immaginario religioso e
folklorico di moltissime persone. La sua venerazione è meta di pellegrinaggio e
occasione per la visita di monumenti di straordinario valore artistico.
L’introduzione di
nuove tecnologie e servizi innovativi per la
città è condizionata dalla costruzione di un meccanismo partecipato per la progettazione
degli interventi, l’identificazione delle aree prioritarie, la
definizione dei macrofabbisogni Un processo di
co-design,
possibile anche grazie ai nuovi strumenti digitali
che consentono la progettazione comune, anche a distanza, e una condivisione di informazione e
conoscenza facile e strutturata.
Nella visione di
Granelli la Camera di Commercio assume
un ruolo nodale, e affianca l’Amministrazione comunale nella cabina di regia
del processo Smart City. “Nell’ambito del progetto strategico del Ministero
dello sviluppo economico le Camere di Commercio
possono promuovere nella circoscrizione
territoriale di competenza interventi finalizzati
alla progettazione, realizzazione e gestione dell’infrastruttura di telecomunicazione a banda larga e ultra larga,
favorendo il partenariato pubblico-privato anche attraverso
l’investimento di risorse proprie, nell’ottica
naturalmente della sussidiarietà e
non sovrapposizione col mercato, e nel
rispetto delle iniziative di coordinamento esistenti a livello nazionale e regionale”.
Accanto alla
“città che consuma” e alla “città da
amministrare” è necessario il contributo diretto della
“città che produce”, legata
all’emergenza dell’economia dei servizi – che
vale quasi il 70% del Pil – e a una nuova stagione della cultura artigiana, che trasformano
la città nel cuore della nuova economia. Un’economia sensibile ai problemi ambientali,
che riporta al centro della riflessione le
attività di riparazione, manutenzione e rigenerazione, tipiche dell’artigianato, e applicabili all’edilizia, alle
nuove tecnologie, ai nuovi materiali. Stefano Micelli,
docente di Economia all’Università Ca’ Foscari, individua nella riattivazione delle pratiche artigiane la
frontiera verso la quale si muove la ristrutturazione in atto del sistema
economico. Uno scenario descritto nel saggio Futuro Artigiano, che si
colloca nel solco aperto da Andrea Granelli con il suo Artigiani del digitale.
L’ascesa della classe creativa, celebrata nel 2003 da un libro di Richard Florida
diventato presto cool, include anche il fenomeno dei
makers, gli artigiani delle nuove
tecnologie che stanno ridisegnando il paesaggio della produzione e del consumo,
e ha imposto all’attenzione pubblica il fatto che le città producono ricchezza e, se sono capaci di attrarre
talenti e soluzioni innovative, generano benessere sul territorio. “Tutto ciò richiede nuove infrastrutture e nuove piattaforme di conoscenza (sia di produzione che di condivisione): è in
questo ambito, dunque, che il ruolo della
Camera di Commercio (e di tutte le associazioni di categoria che hanno a che
fare con l’economia dei servizi)
diventa essenziale e deve affiancare – in
maniera paritetica e continuativa – il sindaco della città.”
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