giovedì 12 luglio 2012

La città che produce


Sul numero 1 di “Bari economia & cultura”, trimestrale della Camera di Commercio di Bari, Andrea Granelli ha pubblicato un intervento dal titolo Innovare la città: Bari Smart City. La riflessione teorica sulle città intelligenti deve necessariamente misurarsi con contesti applicativi concreti, e aderisce alle esigenze specifiche dei territori. Alle amministrazioni e agli enti locali, come appunto le Camere di Commercio, è affidato il compito di creare “un’autentica cultura dell’innovazione” capace di trovare una sintesi dinamica tra le potenzialità della tecnologia e i suoi aspetti problematici. È a partire dai territori che è possibile “costruire una visione di sviluppo e soprattutto un progetto politico. Non possiamo piú permetterci di usare male le (nuove) tecnologie e banalizzare l’innovazione”.

Le città d’arte, i luoghi antichi, gli edifici storici devono rifunzionalizzare gli elementi simbolici che le caratterizzano, e creare per il cittadino e per il visitatore esperienze immersive e dense di significati. “Le nostre città d’arte sono veri e propri paesaggi, che propagano la conoscenza mentre vengono visitate e moltiplicano il valore per gli oggetti che contengono. La nostra ricchezza e unicità non sono infatti solo le singole opere d’arte, ma soprattutto il contesto in cui esse sono collocate”.
La cultura può valorizzare, anche economicamente, l’immateriale. Può diventare un vero e proprio “detonatore economico”. A patto che la stratificazione storica non faccia del passato un feticcio da contemplare con nostalgia e reverenza, ma diventi una radice vivificante da reinterpretare anche grazie al contributo progettuale del design. L’antico deve costituire un ponte per la modernità. “Essere stati è condizione per essere” afferma Granelli citando lo storico Fernand Braudel.

Il modello di città intelligente fondato su un’applicazione estesa delle tecnologie digitali, che raccolgono masse di dati e le organizzano per facilitare la comprensione dei fenomeni e la conseguente pianificazione, si concentra sulla disponibilità e l’elaborazione delle informazioni, avanzando un’analogia tra la città e la macchina. Il focus principale è sull’energia e il problema piú urgente è quello dell’inquinamento. Tuttavia Granelli propone di integrare questa visione attraverso strategie di intervento piú organiche e strutturali, che, oltre all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile, determinino la valorizzazione della dimensione storico-artistica delle città, con una compenetrazione tra turismo e cultura, e la progettazione di strumenti di assorbimento della pressione antropica, dovuta al turismo oppure legata ai flussi migratori. Strategie che prevedano il potenziamento dei distretti urbani del commercio e dell’artigianato, integrati dalle soluzioni del commercio digitale, che rendano possibile la gestione del welfare urbano, la convivenza multi-etnica e multi-religiosa, le tematiche nutritive e il kilometro zero alimentare, la gestione efficiente del ciclo dei rifiuti urbani, gli incubatori e i luoghi di lavoro della classe creativa, l’introduzione ponderata dell’eGovernment, il recupero delle aree periferiche e dismesse. “La sfida è che le nuove tecnologie, le nuove metodologie progettuali e i nuovi modelli di business al servizio della città siano davvero in grado – in ultima istanza – di assicurare ai cittadini e ai lavoratori una migliore e sostenibile qualità della vita”. Utilizzare le specificità delle città italiane come elemento progettuale fornisce un’alternativa alle tendenze ipertecnologiche di derivazione statunitense, e potrebbe indicare un modello per i progetti di rigenerazione urbana coordinati a livello europeo, nonché un modo di pensare il ruolo della città valido per tutto il contesto mediterraneo.

Le linee applicative generali possono essere declinate con intensità variabili nell’ambito di situazioni specifiche. Nel caso di Bari Granelli individua elementi qualificanti che potrebbero caratterizzare l’approccio all’innovazione urbana, come la riattivazione del centro storico con tutta la sua complessità sociale, culturale e storico-artistica, o l’individuazione del water front rappresentato dal mare come estensione naturale della città, ricchezza paesaggistica, alimentare, storico-archeologica, energetica, e soprattutto frontiera simbolica, linea di connessione con diversi popoli e culture. La Fiera del Levante è per la città un contenitore edilizio da riattivare e da riemepire di significati nuovi, mentre la figura di San Nicola, simbolo globale che unisce cattolici, ortodossi e protestanti, tocca l’immaginario religioso  e folklorico di moltissime persone. La sua venerazione è meta di pellegrinaggio e occasione per la visita di monumenti di straordinario valore artistico.

L’introduzione di nuove tecnologie e servizi innovativi per la città è condizionata dalla costruzione di un meccanismo partecipato per la progettazione degli interventi, l’identificazione delle aree prioritarie, la definizione dei macrofabbisogni Un processo di co-design, possibile anche grazie ai nuovi strumenti digitali che consentono la progettazione comune, anche a distanza, e una condivisione di informazione e conoscenza facile e strutturata.
Nella visione di Granelli la Camera di Commercio assume un ruolo nodale, e affianca l’Amministrazione comunale nella cabina di regia del processo Smart City. “Nell’ambito del progetto strategico del Ministero dello sviluppo economico le Camere di Commercio possono promuovere nella circoscrizione territoriale di competenza interventi finalizzati alla progettazione, realizzazione e gestione dell’infrastruttura di telecomunicazione a banda larga e ultra larga, favorendo il partenariato pubblico-privato anche attraverso l’investimento di risorse proprie, nell’ottica naturalmente della sussidiarietà e non sovrapposizione col mercato, e nel rispetto delle iniziative di coordinamento esistenti a livello nazionale e regionale”.

Accanto alla “città che consuma” e alla “città da amministrare” è necessario il contributo diretto della città che produce”, legata all’emergenza dell’economia dei servizi – che vale quasi il 70% del Pil – e a una nuova stagione della cultura artigiana, che trasformano la città nel cuore della nuova economia. Un’economia sensibile ai problemi ambientali, che riporta al centro della riflessione le attività di riparazione, manutenzione e rigenerazione, tipiche dell’artigianato, e applicabili all’edilizia, alle nuove tecnologie, ai nuovi materiali. Stefano Micelli, docente di Economia all’Università Ca’ Foscari, individua nella riattivazione delle pratiche artigiane la frontiera verso la quale si muove la ristrutturazione in atto del sistema economico. Uno scenario descritto nel saggio Futuro Artigiano, che si colloca nel solco aperto da Andrea Granelli con il suo  Artigiani del digitale.

L’ascesa della classe creativa, celebrata nel 2003 da un libro di Richard Florida diventato presto cool, include anche il fenomeno dei makers, gli artigiani delle nuove tecnologie che stanno ridisegnando il paesaggio della produzione e del consumo, e ha imposto all’attenzione pubblica il fatto che le città producono ricchezza e, se sono capaci di attrarre talenti e soluzioni innovative, generano benessere sul territorio. Tutto ciò richiede nuove infrastrutture e nuove piattaforme di conoscenza (sia di produzione che di condivisione): è in questo ambito, dunque, che il ruolo della Camera di Commercio (e di tutte le associazioni di categoria che hanno a che fare con l’economia dei servizi) diventa essenziale e deve affiancare – in maniera paritetica e continuativa – il sindaco della città.”

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