mercoledì 28 novembre 2012

Aerei campi

Wi-Fi è la quinta voce del Dizionario controfattuale dell’innovazione di Matteo Pelliti. Un glossario incongruo fatto di indagini storico-etimologiche che aprono varchi nella stolida compattezza delle parole d’ordine della modernità. Un antidoto ai tic gergali e alle coazioni al nuovo, da somministrare, parafrasando Montale, agli “innovatori che non si voltano”. Uno stupidario puntuale come il mercoledí, tutti i mercoledí, in collaborazione con Il Bureau.



Dopo ciò detto, per gli aerei campi
vagando, a parte a parte e l’ombre e i lochi
gli mostrò, l’invaghí, tutto d’amore
de la futura gloria il cor gli accese. 
Virgilio, Eneide, VI

Wi-Fi
 
Contrariamente a quanto l’assonanza sillabica suggerirebbe, il Wi-Fi non ha a che vedere con l’alta fedeltà, né delle connessioni né delle trasmissioni dei dati. Certamente, si dirà, Guglielmo Marconi si occupò di Wi-Fi, là dove impropriamente si faccia discendere la particella “wi” da “wireless”, dall’assenza di fili che le trasmissioni radio portarono con sé (nel luglio 1897 Marconi fonda a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company, mentre Nikola Tesla radiocomandava già una barca in una dimostrazione dentro al Madison Square Garden). Occorre, invece, tornare indietro fino al Conte di Winchester, Hugh le Despenser (1 marzo 1261 – Bristol, 27 ottobre 1326) per ricavare l’esatta, e potenziale, etimologia del termine. Il Conte fece installare una rete di avamposti sorvegliati da contadini lungo i campi (fields) della sua contea, in modo da avere un contatto con le informazioni territoriali, le previsioni meteo, i pettegolezzi, le notizie in tempo reale. Wi-Fi è, così, la contrazione di WInchester-FIelds come primo sistema informativo di rete a connessione gratuita. A differenza di quel tempo remoto, in campagna ancora non si trova traccia di Wi-Fi, ed è piú facile ottenere pioggia con l’omonima danza indiana che connessione veloce nelle zone rurali della nostra Nazione. Al contrario, oggi le città – metropoli piccole e grandi non sono smart se non offrono ampie zone di Wi-Fi gratuito, punti di accesso al quale attaccarsi per una quotidiana fleboclisi di dati in entrata e in uscita. Come confidando nell’intensità della preghiera rivolta a deità ulteriori, ora si spera nella “potenza del segnale” e, là dove non sia presente un hotspot gratuito, in una connessione “aperta”, soglia di casa lasciata dischiusa, piú o meno volontariamente, da privati, istituzioni, enti, centri commerciali. Wi-Fi è una sigla che, semanticamente, funziona come una collana di perle, perché si porta dietro, per poter funzionare, una serie di concetti luminosi (Access point, Hotspot, Router, WLAN, Switch, AirPort…) senza i quali il presente sarebbe meno “presente” e queste stesse parole, che li rappresentano, in molti casi non sarebbero neppure leggibili nel momento in cui ora, qui, tu le stai leggendo.

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