Open
Il recinto di una nuova religione, questo rischia di divenire “open” (per Open Source) quando vuol rappresentare
l’avamposto concettuale in uno scontro
di civiltà tra “codici aperti” e “codici chiusi”. La radice di “open” è
parente di up, che deriva dal sub latino e dell’hypó greco, dove il
sotto diventa, incredibilmente, sopra. Quando trovi questo “op”, in tutte le
lingue indoeuropee, trovi qualcosa che sta dall’altra
parte di “chiuso”. Eppure non c’è un aperto senza un chiuso, sono concetti
relazionali che vivono solo dialetticamente. In un mondo di facce tutte tristi,
diceva un filosofo austriaco, non avremmo piú il concetto di “tristezza”. Alcuni
esempi di “codice chiuso”: il motore di un automobile, il matrimonio, i
monoteismi. In realtà il Cristianesimo, all’inizio, era pure abbastanza “open”,
poi ci si è messo Costantino I con il Concilio di Nicea (325 d.C.) e ha messo a
posto tutti i programmatori indipendenti
(eretici). Chissà se Richard Stallman è favorevole o no all’open marriage? (espressione datata
appena 1972 nei dizionari inglesi, ma di storicizzazione impossibile circa la
sua prassi). Un sapore religioso investe spesso i termini dell’informatica (codice sorgente… di vita?) e la
conseguente fiction fantascientifica che si è esercitata sul tema (Matrix, in
modo eminente) ma il confronto codice aperto/codice chiuso è più vecchio
dell’informatica stessa perché è, a suo modo, archetipo della costruzione e della trasmissione del sapere, della
conoscenza. Non a caso si parla di una “filosofia” open che si esercita attraverso alcune libertà (studiare
come funziona un programma, adattarlo alle proprie necessità e ridistribuirlo
pubblicamente). Ecco che, subito, come per smart, open diviene prefisso buono per un’intera batteria di pratiche e concetti:
open content, open government, open
access, open knowledge (senza
contare openspace e openoffice) e pure il cloud dovrebbe
essere open; buon ultimi, in fine, gli “open data”: un sistema che mi permette
di sapere, liberamente e gratuitamente, una quantità spropositata di cose inutili che non mi occorrerebbe sapere,
dati pubblici che non avrò mai modo di usare sensatamente: il numero di scarpa
di tutti gli uscieri della pubblica amministrazione centrale e locale, in
formato non proprietario (open shoes).
Nessun commento:
Posta un commento