lunedì 27 agosto 2012

Sviluppo della differenza


Sulle agende per lo sviluppo il dibattito pubblico vivacchia, e piú spesso muore. In un orizzonte politico asfittico, colpevolmente appiattito sulle strettoie dell’adesso, è troppo raro trovare linee di indirizzo che rispondano a una visione. Il ricatto emergenziale della crisi permanente soffoca le esigenze progettuali. Eppure anche nell’inerzia delle risposte urgenti, immediate, sembrano imporsi scelte che si presentano con la forza della necessità. Il dossier sullo sviluppo presentato dal ministro Passera mette al primo punto dell’ordine del giorno l’implementazione delle infrastrutture e delle pratiche digitali, attraverso la creazione di una cabina di regia interministeriale e la nascita dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Tra gli obiettivi prinicpali l’azzeramento del digital divide, lo sviluppo del commercio elettronico, l’alfabetizzazione digitale, la digitalizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione, l’uso della digitalizzazione come motore di innovazione trasversale, lo sviluppo di progettualità “smart”. Strategie di intervento che consuonano con quelle individuate dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo nella sua prefazione al libro di Andrea Granelli Città intelligenti? Per una via italiana alle Smart Cities. “La città intelligente”, scrive Profumo, “è la proiezione astratta di un’idea di città del futuro, riconducibile a un perimetro applicativo e concettuale che racchiude un ampio fascio di applicazioni e verticalizzazioni, cosí come diversi sono i domini cui appartengono le tecnologie che concorreranno alla sua realizzazione [...] Al centro della sfida vi è la costruzione di un nuovo genere di bene comune, una grande infrastruttura tecnologica e immateriale che faccia dialogare persone e oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando il nostro vivere quotidiano.” Il programma presentato da Passera è vincolato alla disponibilità di finanziamenti, per circa 450 milioni di euro, che sono “ancora da reperire”. Ma quello che piú conta, oltre alla reperibilità delle risorse essenziali, è che gli interventi vengano inquadrati nel contesto di una progettazione organica, che si dia l’obiettivo di sviluppare, prima ancora che gli strumenti e gli ambienti, una cultura diffusa dell’innovazione, dello scarto rispetto all’esistente, della produzione della differenza.

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