“Byod” è
la diciottesima voce del Dizionario controfattuale dell’innovazione di Matteo Pelliti. Un glossario incongruo fatto di indagini storico-etimologiche che
aprono varchi nella stolida compattezza delle parole d’ordine della modernità.
Un antidoto ai tic gergali e alle coazioni al nuovo, da somministrare,
parafrasando Montale, agli “innovatori che non si voltano”. Uno stupidario
puntuale come il mercoledí, tutti i mercoledí, in collaborazione con Il Bureau.
BYOD è un acronimo, uno tra i molti che intasano il
lessico dell’innovazione; nati per contrarre senso, per guadagnare tempo
(o spazio grafico in pagina) ne fanno perdere moltissimo, in realtà, all’atto
di sciogliere i significati che l’acronimo custodisce. Bring your own device (BYOD), oppure bring your own technology (BYOT), o ancora bring your own phone (BYOP), e bring your own PC (BYOPC), indicano tutti il lavorare con
un device, un dispositivo, di tua proprietà: ti porti da casa (e a casa) il tuo strumento di lavoro, computer,
tablet o smartphone che sia. Nella vorticosa precarizzazione del mondo del
lavoro, il passaggio finale è stato questo: lavori, sempre sottopagato e,
tipicamente, in un lavoro “atipico” nel quale usi strumenti di tua proprietà,
consumando strumenti tuoi. L’innovazione ha cancellato progressivamente, e in
modo silenzioso, le distinzioni tra “luogo di lavoro” e ”strumenti di lavoro”: luogo e device
coincidono. Dei molti acronimi
aziendali storici (FIAT, FILA, BMW…) si è persa, nei piú, la memoria semantica,
mentre gli acronimi dell’innovazione hanno preso a condensare comportamenti,
prassi, al posto di oggetti o aggettivi come avveniva nelle sigle del passato.
La sindrome NIMBY, Not In My Back Yard, o la sua estremizzazione BANANA (Build Absolutely Nothing
Anywhere Near Anything) sono acronimi “comportamentali”, simili in
questo al BYOD. Lontanissimo appare il tempo in cui, genialmente, Marcello
Marchesi coniava per i fumetti di Asterix la traduzione di SPQR – acronimo latino per Senatus PopulusQue Romanus – convertendolo nel
famoso e ormai proverbiale “Sono Pazzi
Questi Romani”. Allo stesso modo, il BYOD odierno ha già incontrato una
ritraduzione ironica in Bring Your Own Disaster, per evocare i rischi,
in termini di sicurezza dei dati, cui le aziende si espongono lasciando
utilizzare ai propri dipendenti dispositivi nei quali vengono condivisi usi e
informazioni private. Cosí come il “consumo di banda” che la connessione alle
reti aziendali wireless dei molti dispositivi personali può comportare. Il
rischio maggiore è, però, di altra natura: la scomparsa, in alcuni settori professionali, del confine tra una dimensione “privata” e una “lavorativa”
dell’esistenza, dove il problema della conciliazione tra due tempi alternativi
(vita/lavoro) scompare. È l’era di lavoratori già tecnologicamente formati ed
esperti, che padroneggiano applicazioni, dispositivi e programmi piú complessi,
o analoghi, rispetto a quelli che troveranno sul posto di lavoro. È la “consumerizzazione” bellezza, e se la riconosci nelle tue abitudini
solo ora che ne leggi il nome, è ormai troppo tardi per tornare indietro.
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